lunedì 2 aprile 2012

IMU "Il solito pasticcio all'italiana"

Mancano due mesi e mezzo al pagamento dell’Imu, e possono essere molto pochi, visto che le regole a livello nazionale non sono state ancora fissate e quelle a livello comunale men che meno. E quando lo saranno? Ancora pochi giorni fa sono stati presentati in Parlamento diversi emendamenti, riguardanti vari aspetti della nuova Imposta municipale unica sugli immobili. E non si sa se verranno approvati o no. Un testo definitivo è atteso prima di Pasqua, ma anche se ci si arrivasse, non saremmo già fuori tempo massimo per giugno, visto che poi i Comuni dovranno dire la loro (in molti casi, dopo le elezioni amministrative?). La Consulta nazionale dei Caf fa suonare l’allarme e chiede il rinvio della scadenza del 16 giugno. Mancano due mesi e mezzo al pagamento dell’Imu, e possono essere molto pochi, visto che le regole a livello nazionale non sono state ancora fissate e quelle a livello comunale men che meno. E quando lo saranno? Ancora pochi giorni fa sono stati presentati in Parlamento diversi emendamenti, riguardanti vari aspetti della nuova Imposta municipale unica sugli immobili. E non si sa se verranno approvati o no. Un testo definitivo è atteso prima di Pasqua, ma anche se ci si arrivasse, non saremmo già fuori tempo massimo per giugno, visto che poi i Comuni dovranno dire la loro (in molti casi, dopo le elezioni amministrative?). La Consulta nazionale dei Caf fa suonare l’allarme e chiede il rinvio della scadenza del 16 giugno. Secondo la Consulta, che raggruppa circa 60 Centri di assistenza fiscale su 80, «servono certezze sulle nuove aliquote, altrimenti sarà il caos. Ed è per questo che è necessario trovare una soluzione entro Pasqua», laddove per soluzione non si intende solo l’approvazione del testo in forma definitiva (questo sarebbe il minimo) ma anche un passo ulteriore. Questo passo è proposto così dal presidente del Consorzio Caaf (Caaf con due A) della Cgil, Mauro Soldini: «Si può prendere a riferimento l’aliquota base nazionale e far versare il 50% di questa aliquota come acconto sull’Imu». Il resto si verserà in un secondo tempo e con regole stabilizzate. «In alternativa, o meglio in aggiunta» dice Soldini, «il governo dovrebbe spostare i termini di pagamento dell’Imu ad altra data». Se no, c’è il rischio di avere «milioni di persone che vengono per le dichiarazioni dei redditi, costrette a tornare per pagare l’Imu». Sono 18 milioni gli italiani che ogni anno si rivolgono alla Consulta dei Caf. Il problema sollevato dai Caf potrebbe essere risolto in Senato, ma se il governo vuole intervenire in quella sede deve sbrigarsi: il testo viene licenziato in commissione oggi, e domani andrà in Aula per essere approvato (come detto) prima di Pasqua. Comunque della nuova Imu si sanno già molte cose, non ultima il fatto che grava anche sulla prima casa (che invece l’Ici, nella versione più recente, esentava) e grava molto di più sulle seconde e terze case e via pagando. Proviamo a prefigurare l’impatto, con la riserva che gli emendamenti ancora in discussione potrebbero cambiare aspetti importanti. Non c’è un’aliquota unica nazionale, ne esistono due che poi i singoli Comuni possono aumentare o diminuire entro certi limiti. L’aliquota ordinaria sulla prima casa è dello 0,4% della rendita catastale. I Comuni la possono diminuire o aumentare dello 0,2%, quindi l’Imu prima casa varia fra lo 0,2% e lo 0,6% della rendita. Sulla prima casa esiste una detrazione fissa di 200 euro più un ulteriore sconto di 50 euro per ciascun figlio residente nell’unità immobiliare anche se non a carico fino al compimento dei 26 anni d'età e fino a un massimo di 400 euro (8 figli). Per le altre proprietà l’aliquota ordinaria è dello 0,76% aumentabile (o riducibile) dello 0,3%, quindi la variabilità è fra 0,46% e 1,06% (davvero pesante). Ma le indicazioni date finora non bastano, c'è qualche complicazione ulteriore. Nel calcolare l'Imu bisogna considerare non la rendita catastale semplice ma rivalutata del 5% a cui aggiungere un moltiplicatore con dei coefficienti che variano a seconda della tipologia dell’immobile. Dunque, ecco la formula: Imu = base imponibile (rivalutata del 5%) X coefficiente di rivalutazione X aliquota. E il coefficiente più alto è pari a 160 (cioè a una rivalutazione del 60%) per abitazioni, box, magazzini e tettoie, mentre il più basso è di 55 per negozi e botteghe. E il risultato va poi moltiplicato per l’aliquota comunale.

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